Vivéa, ne’ la conca del ternano,
Thyrus, un mostro grosso e spaendoso.
‘Sto drago c’ea el fiadone puzzoloso,
e sguazzava in quel putrido pandano.
Fusse ‘sto drago o fusse quil miasmo,
morèono i cristiani a tutto spiano.
Ecco però che un giovine ternano,
ardito eroe e preno d’entusiasmo,
chiamato dal Cunzijo de l’anziani,
affronnò el mostro coraggiosamente,
e l’ammazzò sarvanno li paesani.
Tornò la vita prospera e la gente,
pe‘ aricordallo a quilli del dimani,
prese pe‘ stemma un drago incandescente
Jacopino da Todi 21 novembre 2012